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I FIGLI DELL'ARIA

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Salgari, Emilio 32 occorrenze

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lamenti. Non si vedevano che i loro tronchi, avendo le gambe, fino alle cosce nascoste entro il tavolato, in quei buchi che già Fedoro aveva notati. Alcuni

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principessa, al monaco e ai figli di Budda, poi si sciolse bruscamente. Tutti correvano alle loro case o alle loro tende, dove le donne avevano

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quindici o venti passi, quando incespicò in qualche cosa che gli si aggrovigliò attorno alle gambe come una rete od uno straccio. - Per le steppe

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accennava a cessare, malgrado il proverbio cinese che dice: "la notte è fatta per dormire". Pareva anzi, contrariamente alle abitudini dei flemmatici cinesi

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prima venire polverizzate, quindi convertite in pillole per darle da mangiare alle aquile. - Le quali devono portarle in cielo, secondo la credenza dei

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all'altro mondo colla testa staccata. E quali orrori poi dentro le carceri! Non sono carcerieri, sono feroci manigoldi, che inchiodano alle pareti le mani dei

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approfittando del terrore del macchinista o si teneva nascosta dietro alla macchina e alle casse, per poi piombare improvvisamente sui cacciatori

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calmucchi. - Devono condurre una vita beata. - Sono i più neghittosi di tutti e anche i più formidabili mangiatori. Vivono alle spalle dei pastori e non

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alle ginocchia, aperta sul lato destro del petto e assicurata da una cintura dalla quale pendeva una borsa; calzoni pure larghi e corti, calze di seta

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gozzuti e molto sporchi. Indosso avevano dei mantelloni di pelle di montone, col pelo all'infuori e ai piedi stivali che salivano fino alle cosce. Quando

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selvaggio, essendo i suoi abitanti piuttosto birmani e kaltani, anziché indiani; dediti per lo più all'agricoltura e alle armi che ai commerci. Nondimeno si

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. I tre cacciatori sfuggiti alle corna della mandria inferocita, mercé quell'arditissimo salto, non avevano migliorata la loro condizione e si

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diventato pallido, credendo imminente una catastrofe. Alle sei di sera lo "Sparviero" abbandonava quel vallone, scendendo verso gli opposti altipiani. La

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mai fatto paura ad alcun cinese. Ho fatto mettere delle solide inferriate alle finestre, cambiare tappezzerie e visitare le pareti onde accertarmi che

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che passavano a pochi metri e che subito scomparivano in mezzo alle masse di vapore che il vento travolgeva burrascosamente. Un odore acuto, che pareva

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tardi il suo impero al di là del Brahmaputra, colla gigantesca catena dell'Himalaya. Alle due del pomeriggio il capitano additava a Fedoro e a Rokoff un

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miglia all'ora era discesa ad appena dieci e se i mongoli avessero voluto, avrebbero potuto facilmente raggiungerlo e moschettarlo. Alle dieci le colline

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che assomigliano alle nostre gardenie. Questo tè si chiama shang-hiang ed è il più pregiato. Vi sono poi altre specie: il tè nero di Bohea, il pekoe

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nevose sulle quali si vedevano correre, con fantastica rapidità, numerosi cani viverrini, animali somiglianti alle martore, col corpo assai allungato, la

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La casa del tartaro, quantunque avesse le muraglie di fango secco e il tetto di paglia, era un ottimo rifugio, sufficiente ad impedire alle palle di

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, scompigliava con un effetto fantastico. I tam-tam sospesi alle diverse parti del monastero squillavano fragorosamente sotto i colpi precipitosi dei

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occidentale, seguendone le sinuosità. Alcuni miseri villaggi apparivano come incrostati alle falde delle nevose montagne e qualche banda di cavalieri

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monotonia desolante. Alle otto di sera lo "Sparviero" calava sulle rive settentrionali del Montcalm, il quale era coperto da uno strato di ghiaccio

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popolazioni del lago santo, per avere anche lui dei Buddha che mangiano e che parlano? Noi siamo persone sacre, superiori alle altre, dei veri figli del

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posto a distese considerevoli di pini, di betulle e di erbe altissime in mezzo alle quali saltellavano legioni di lepri. Verso l'ovest invece si delineava

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acceso delle piccole lanterne cinesi appendendole alle canne dei loro moschettoni. - Decisamente noi stiamo per diventare personaggi celesti - disse

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momento all'altro, lo "Sparviero" precipitare nelle acque profonde e vorticose del fiume. - Sì, - rispose il capitano che cercava di dare alle eliche la

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rostro. Alle sei di sera lo "Sparviero", che s'affrettava sempre, solcando lo spazio con una velocità di trenta miglia all'ora, si librava sopra la grande

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suoi ospiti sempre ridendo, senza però accostare alle sue labbra il suo bicchierino che rimaneva sempre pieno. Né Rokoff né Fedoro vi avevano fatto

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estensione immensa, perché nuove borgate continuano ad aggrupparsi intorno alle sue mura. Come quasi tutte le città mongole, forma un quadrato più o

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che crescono negli stagni e che assieme alle prime surrogano, fino a un certo punto, il pane, che è quasi sconosciuto nella Tartaria e nella Mongolia

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costole alle loro congiunzioni colla spina dorsale, mentre Rokoff e Fedoro s'impadronivano del fegato e del cuore. Avevano già separato interamente

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